domenica 25 ottobre 2015

Il convegno allo Stabile sul tema “gender” Pacifica protesta dell'Arcigay Basilicata

L’arrivo a Potenza di Mario Adinolfi non poteva passare inosservato e non provocare reazioni visto anche che il temPOTENZA - Uno striscione con su scritto in rosso “Gender?” tenuto dai membri dell’Arcigay Basilicata che hanno indossato anche una maglietta bianca con su scritto “Alcune ragazze sposano ragazze. Fattene una ragione”. L’arrivo a Potenza di Mario Adinolfi non poteva passare inosservato e non provocare reazioni visto anche che il tema del convegno era il tema del “gender”. Il bambino soggetto di diritto e che, come tale, deve vedere tutti i propri diritti garantiti, a cominciare da quello di avere una mamma e un papà. Questo l'argomento cardine dell'incontro svoltosi nel teatro Stabile, organizzato dalla Pastorale giovanile diocesana, dalla sezione lucana dell’Ucsi e dai circoli “La croce” di Potenza e Sala Consilina. 
Ad affrontare il tema del “gender” e delle sue implicazioni politiche, antropologiche e sociali, i consiglieri regionali lucani Aurelio Pace e Luigi Bradascio e il direttore del quotidiano “La croce” Mario Adinolfi. Un tema quello del “gender” che, come detto, non poteva passare sotto tono. E, infatti, alcuni rappresentati dell’Arcigay Basilicata hanno manifestato pacificamente davanti al teatro Stabile strotolando uno striscione e indossando magliette per ribadire quelli che ritengono essere dei loro diritti. Protesta pacifica in piazza mentre nel teatro si applaudiva ad Adinolfi. 
A scandire i tempi l’amministratore apostolico, Agostino Superbo e a fare gli onori di casa, nel teatro comunale, il sindaco di Potenza Dario De Luca. L'articolo 5 del Disegno di legge “Cirinnà”, quello che si occupa della “stepchild adoption”, che, nel corso della serata è stato spiegato da Adinolfi, essere la “legittimazione dell’utero in affitto”, la mozione firmata da 9 consiglieri della Regione Basilicata, prima in Italia a adottare un provvedimento per evitare l'insegnamento della “teoria del gender” nelle scuole. Ma anche differenza tra “teoria del gender” e “gender studies”, cenni alla situazione e alla legislazione europea in materia di unioni civili, ancora video e interventi da parte del pubblico. Così sono trascorse oltre due ore su argomento che richiama l'attenzione di molti con veri e propri scrontri tra favoreli e contrari. 
«Cosa può fare ognuno di noi concretamente? - ha concluso Adinolfi - Informarsi. Conoscere i fatti nel dettaglio. Abbiamo solo questa strada: informare per mobilitare per resistere. E' una strada complicata, non garantisce il risultato, le forze in campo contro di noi hanno mezzi preponderanti. Ma non ho bisogno di ricordarvi come finisce tra Davide e Golia».



a del convegno era il tema del “gender.

mercoledì 21 ottobre 2015

ARCIGAY BASILICATA

Negli ultimi tempi si sta diffondendo una pericolosa disinformazione riguardo ad una fantomatica ideologia e/o teoria gender, di fatto inesistente, cui viene data patente di veridicità attraverso mozioni, convegni, conferenze e denunce fantasiose. Tale disinformazione, oltre a creare ingiustificati allarmismi tra le persone meno informate, soprattutto in ambito scolastico, fomenta odio e discriminazioni inaccettabili. Chiariamo subito: non esiste una cosa che si chiami ideologia o teoria gender, lo ha ribadito anche la ministra all’Istruzione Giannini, con una circolare ufficiale che la definisce una “truffa culturale”. Esistono invece i cosiddetti “gender studies”, ovvero “studi di genere”. I gender studies sono figli della rivoluzione femminista del secolo scorso, che ha proposto nuovi modelli di società. E ci dicono che la costruzione dei modelli di genere vincola gli esseri umani fin dalla nascita ad assumere dei ruoli che spesso sono causa di insofferenza e infelicità, ostacolando la libera espressione del sé e impoverendo di conseguenza anche le relazioni. I gender studies non sono un impianto teorico né un progetto ideologico. Sono piuttosto studi interdisciplinari che affrontano il ruolo dell'appartenenza ad un sesso e non all'altro nella costruzione delle identità maschili e femminili, sfidano e de-costruiscono stereotipi o assiomi consolidati. In realtà, se osserviamo bene, una teoria gender, un’ideologia, un impianto strutturato e consolidato di pensiero sul genere esiste. È quella prassi affermata e diffusa che assegna alle bambine, in quanto femmine, un mondo rosa, fatto di bambole, vestiti da principesse, trucchi, scope, stracci e padelle, e ai bambini, in quanto maschi, un mondo azzurro, fatto di pistole, super-eroi, e cappelli da cowboy. È quell’ideologia secondo cui una donna violentata deve essersela cercata, perché, nel migliore dei casi, non doveva uscire la sera tardi o, nel peggiore, doveva coprirsi meglio. È quella teoria che ritiene le donne stupide “cervello da gallina”, e gli omosessuali delle quasi femmine e dunque ci sta che qualcuno faccia loro del male. E' quella teoria che continua periodicamente ad attaccare una legge dello stato come la 194, e che vuole governare e controllare i corpi delle donne , e che mette al prima posto e vuole difendere a tutti i costi una “famiglia naturale” che ormai è quotidianamente superata nei fatti, ma mantenuta in vita dall'ipocrisia. Quell’ipocrisia secondo cui ci vorrebbero i bordelli legalizzati perché così la salute delle prostitute è controllata, perché non sia mai che i clienti vengano infettati da queste donne, mentre il contrario può capitare. Quell'ipocrisia che giustifica uomini che si suicidano dopo aver ucciso moglie e figli, come fosse normale considerare il prossimo una mera estensione della propria persona. Tutto ciò è strutturato e consolidato in ciò che potremmo definire una vera e propria “ideologia gender”, che è proprio quello che gli studi di genere mettono in discussione. Un’ideologia gender a cui piace passare come “normalità”, “tradizione”, “natura”, “valori cristiani”. Nella consapevolezza, quindi, che laddove i diritti della persona a sviluppare il proprio essere, la propria identità, senza gabbie rigide di ruolo, vengano mortificati e violati, nessuno può sentirsi al sicuro. Né tantomeno possono sentirsi al sicuro quei giovani che un domani assai prossimo faranno consapevolmente le proprie scelte. Per tutti questi motivi e tanti altri vi invitiamo a partecipare al sit in che si terrà sabato 24 Ottobre alle ore 19 in Piazza Prefettura